Il Disturbo da Insonnia

L’Insonnia viene definita (Devoto e Violani, 2010) come una reiterata difficoltà a iniziare e /o mantenere il sonno, tale da risultare di durata e/o qualità insoddisfacente. È un disturbo molto diffuso (il 10/15% della popolazione soffre di insonnia, e circa il 50% ne manifesta i sintomi. Tutti nei periodi di stress possiamo soffrire di insonnia, con conseguenze diurne negative dovute alla privazione del sonno. Spesso essa è considerata un sintomo di altri disturbi , e spesso ancora li precede, ad esempio ansia e depressione prevalentemente, ma anche disturbi bipolari (spesso infatti anticipa le crisi maniacali) o DPTS, spesso considerato un fattore precipitante per i disturbi di insonnia.

Per la cura dell insonnia, il trattamento farmacologico (benzodiazepine) è il più richiesto, ma rischia di creare dipendenza dal farmaco.

DSM-5: Disturbo da Insonnia    

A. Viene riferita una predominante insoddisfazione riguardo la quantità o la qualità del sonno, associata a uno (o più) dei seguenti sintomi: Difficoltà a iniziare il sonno (nei bambini, questa può manifestarsi come difficoltà a iniziare il sonno senza l’intervento della persona che se ne prende cura).Difficoltà a mantenere il sonno, caratterizzata da frequenti risvegli o problemi a riaddormentarsi dopo essersi svegliati (nei bambini, questa può manifestarsi come difficoltà di riaddormentarsi senza l’intervento della persona che se ne prende cura).Risveglio precoce al mattino con incapacità di riaddormentarsi.       A. L’alterazione prevalente è la difficoltà ad iniziare o a mantenere il sonno, o il sonno non ristoratore, per almeno 1 mese.

B. L’alterazione del sonno causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, scolastico, universitario, comportamentale o in altre aree importanti.          

C. La difficoltà del sonno si verifica almeno 3 volte a settimana.              

D. La difficoltà del sonno persiste per almeno 3 mesi.  

E. La difficoltà del sonno si verifica nonostante adeguate condizioni per dormire.          

F. L’insonnia non è meglio spiegata da, e non si verifica esclusivamente durante il decorso di, un altro disturbo del ritmo sonno-veglia (per es. narcolessia, un disturbo del sonno correlato alla respirazione, un disturbo circadiano del ritmo sonno veglia, una parasonnia).

G. L’insonnia non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (cioè una sostanza di abuso, un farmaco).

H. Disturbi mentali e condizioni mediche coesistenti non spiegano adeguatamente il disturbo predominante di insonnia.

Specificare se vi sia comorbilità con un disturbo mentale non correlato al sonno, compresi i disturbi da uso di sostanze, con un’altra condizione medica o con un altro disturbo del sonno.

Specificare se:

  • Episodico: I sintomi durano per almeno 1 mese, ma meno di 3 mesi;
  • Cronico: I sintomi durano per almeno 3 mesi o più;
  • Ricorrente: Due (o più) episodi nell’arco di 1 anno.


Modello delle 3P per i disturbi del sonno

  1. Fattori Predisponenti: età, genere, familiarità e tratti individuali.
  2. Fattori Precipitanti: stress, lutti, preoccupazioni.
  3. Fattori Perpetuanti (di mantenimento): comportamenti e credenze disfunzionali per il sonno.
Questi conducono a una cronicizzazzione del disturbo (>3 mesi).

Si innesca così un circolo vizioso: il timore di non dormire causa un’eccessiva attenzione al sonno (rimurginio e pensieri intrusivi, ed attenzione a stimoli esterni). Si attiva quindi un’intenzione a dormire, ci si forza a dormire, sia cognitivamente che comportamentalmente, e ciò mantiene l’insonnia (modello attenzione/intenzione).

L’insonnia può essere:

  • Da inizio del sonno (difficoltà ad addormentarsi);
  • Del mantenimento del sonno (frequenti risvegli notturni);
  • Da risvegli precoci.

Le variabili coinvolte sono quindi:

  • Latenza del sonno (intervallo di tempo tra messa a letto e addormentamento);
  • Veglia dopo l’addormentamento (fino al risveglio);
  • Tempo totale di letto (include messa a letto e tempo che si passa a letto post risveglio);
  • Tempo totale di sonno;
  • Indice di efficienza di sonno (tempo totale di sonno/tempo totale di letto x100).

 

Trattamento

MBTI protocollo di 8 incontri di Mindfulness, permette di:

  • Ridurre ruminazioni e preoccupazioni, spostare l’attenzione su altre sensazioni;
  • Riconoscere stanchezza e sonnolenza;
  • Ridurre gli sforzi e i tentativi di prendere sonno.

CBT-I, considerato a lungo termine più efficace del trattamento farmacologico, include:

  • Psicoeducazione sui processi del sonno;
  • Igiene del sonno;
  • Controllo degli stimoli;
  • Restrizione del sonno;
  • Tecniche di rilassamento;
  • Terapia cognitiva;
  • Intenzione paradossale;
  • Intervento per la riduzione dei comportamenti protettivi.